"Dialogo sulle elezioni con mio figlio che non c'è più"

"Avrei voluto dirgli: scegli la speranza, non la paura".

"Dialogo sulle elezioni con mio figlio che non c'è più"
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"Dialogo sulle elezioni con mio figlio che non c'è più". Lino Longobardi, papà di Carugo, affida al blog la "Versione di Misha" uno scritto in cui immagina un botta e risposta tra lui e suo figlio Misha. Misha si era tolto mesi fa la vita, in un gesto disperato. Pubblichiamo alcuni passaggi del testo.

"Dialogo sulle elezioni con mio figlio che non c'è più"

"In questi ultimi giorni di campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento e del Consiglio regionale della Lombardia mi sono chiesto più volte che cosa avremmo fatto con Misha. Avremmo discusso, di sicuro, anche perché sarebbe stata la prima volta che avrebbe potuto esprimere il suo voto. L’unica volta che aveva esercitato questo suo diritto era stato per il referendum del 4 dicembre. E sappiamo come era andata (ne ho scritto qualche mese fa proprio qui".

"Una campagna elettorale brutta"

"Questa campagna elettorale è stata a mio parere la più brutta in assoluto. Ne ho viste tante nella mia vita. Voto dal 1976, fra referendum, elezioni politiche, regionali e locali ho collezionato molti bollini. Il mio diritto fino ad oggi l’ho sempre esercitato".

"Papà se non andassi a votare?"

"M: “ Papà e se invece non andassi proprio a votare. Tanto che cosa vuoi che cambi…”

IO: “Ascolta il voto è il tuo modo per dire come la pensi. Se tu non eserciti questo diritto non casca il mondo, ma così facendo permetti ad altri di decidere anche per te. Settant’anni fa centinaia di migliaia di giovani come te hanno dato la propria vita per garantire a te e a tutti noi questo diritto. Forse anche solo per ringraziarli bisognerebbe provarci, non credi?”".

"Non è un paese per giovani"

"So per certo che lui mi avrebbe detto che questo nostro Paese non ha nulla da dare a lui e ai giovani come lui (me lo ha detto davvero tante volte). Come dargli torto…Ma c’è un però. C’è sempre un però.

IO:“I nonni quando è finita la seconda guerra mondiale erano dei giovani più o meno della tua età. C’era un paese distrutto, avevano avuto fame, patito il freddo e toccato con mano la miseria, quella vera. Che cosa avrebbero dovuto fare? Che cosa hanno fatto? Si sono rimboccati le maniche e si sono dati da fare. Avevano un paese da ricostruire. Loro insieme a quelli della loro generazione in una dozzina d’anni ci sono riusciti.”

"Lavoro oggi non c'è"

"M: “Già, ma adesso non c’è stata la guerra. Non c’è niente da ricostruire, adesso la situazione è diversa. Tante fabbriche hanno chiuso, non aprono, lavoro non ce n’è.”

IO: “Hai ragione. Non c’è stata la guerra come solitamente ci immaginiamo una guerra, ma i risultati di 10 anni di crisi economica sono gli stessi. Non ci sono macerie da rimuovere, né morti da seppellire, ma gli effetti sull’economia sono gli stessi di un post conflitto. Questo ha però origini lontane. Più di 30 anni fa, l’Italia ha scelto d’essere un produttore di beni e servizi di bassa qualità (tranne pochi casi) che generano una crescita dell’economia lenta, trainata (speriamo che duri) dalla crescita e dalle innovazioni degli altri. Vedi, quando non si cresce non ci sono risorse necessarie per migliorare la vita delle persone. Se non c’è crescita diminuiscono anche le opportunità perciò, anche per chi ha talento, che alla fine se ne va. Quanti ragazze e ragazzi conosciamo, anche della nostra famiglia, che sono andati a lavorare e a vivere all’estero?”

M: “Sì, ma loro sono tutti laureati, qualcuno ha fatto anche un master. E se uno non ha voluto continuare a studiare che prospettive può avere? Non credo che la politica sia davvero interessata ai giovani. Perché se io volessi andare a vivere da solo, ammesso che avessi un lavoro adeguato, non potrei permettermi di avere una casa tutta mia? Perché non ci sono case per giovani a prezzi contenuti come avviene in Germania per esempio? Perché non ci sono aiuti reali se voglio cambiare la mia vita? (formazione professionale, lingue, ecc.)”".

"Essere protagonisti non spettatori"

"IO: “Vedi Misha però la politica non è una cosa a parte. La politica la fanno le persone e se ci si impegna è possibile dire la propria, proporre soluzioni, fare proposte, essere protagonisti e non spettatori…”

M: “Boh! Ho provato a guardare che cosa propongono i vari partiti e non ci ho capito granché. Però mi ha incuriosito questa cosa del reddito di cittadinanza. Anzi, spiegami bene. Mi pagano anche se non lavoro e non faccio un caxxo?”

IO: “Beh sì. Invece di utilizzare le risorse dello stato per far crescere l’occupazione, sostenere chi investe e crea lavoro, con questa proposta ti stanno dicendo “Misha stai in panchina e restaci” perché tanto ti daremo tutti i mesi “uno stipendio”, senza dirti che per farlo sottrarranno le risorse al resto della collettività.”".

"Tu sai già per chi voti?"

 

"M: “Ma tu, sai già per chi voti?”

IO: “Sì, io non sono un indeciso. Io mi sono fatto queste semplici considerazioni: So quale Italia vorrei lasciare domani ai miei figli e ai miei nipoti. Sono convinto che la diversità è ricchezza. Che lo Stato deve essere laico, che la democrazia “diretta” dei blog è una balla e la rappresentanza è un valore assoluto, non negoziabile. Che preferisco politici e partiti che propongono speranze a quelli che alimentano solo paure e odio. Sogno gli Stati Uniti d’Europa. Ecco tutto quì.”"

"Scegliamo la speranza, non la paura"

"Il nostro dialogo finisce qui. Non sapremo mai se Misha avrebbe deciso di andare a votare e per chi. Quasi sei mesi fa lui si è chiamato fuori. Si è astenuto non soltanto dal voto, ma dalla vita. Il suo voto non ci sarà per nessuno.

A noi il dovere di esprimere il nostro voto liberamente e secondo coscienza. Facciamolo anche per lui e per tutti quelli che hanno smesso di aver fiducia nel futuro. Spero che tanti sceglieranno la speranza e non la paura. Facciamolo per noi, facciamolo per i nostri figli.

Io lo faccio per Misha che non ha mai votato. Buon voto a tutti, comunque la pensiate!".

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