Discriminazione razziale le nuove riflessioni di don Roberto

"In Italia ci sono milioni di stranieri: sono tutte persone discriminate, oppresse, cacciate dai negozi e dagli autobus, vivono in ghetti circondati da muri e sorvegliati da gendarmi pronti a sparare?".

Discriminazione razziale le nuove riflessioni di don Roberto
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Discriminazione razziale: le nuove riflessioni di don Roberto Pandolfi, parroco di Grandate.

L'invito a pensare

Lo ha detto più volte don Roberto: non vuole essere etichettato, vuole solo invitare alla riflessione. E ancora una volta parla di immigrati e rapporti con il nostro Paese. L'ultima volta il suo editoriale era stato anche elogiato da Matteo Salvini. Ecco dunque le nuove riflessioni del parroco di Grandate, pubblicate sul bollettino parrochiale.

I cinesi a Milano

"Non ci crederete, ma il cognome più diffuso a Milano è Hu. Non ve lo aspettavate, vero? Pensavate ancora ai Colombo, ai Brambilla, ai Fumagalli. E invece… La comunità cinese, oltre a massicci investimenti in termini economici, si sta facendo largo, silenziosamente, ma costantemente, senza far spaventare nessuno, lavorando anche più del dovuto e offrendo un’immagine rassicurante dell’immigrato, che non spaccia droga, non ruba, non violenta. La sorpresa Hu dovrebbe mettere in crisi un po’ delle certezze che certi media e certi politici vogliono farci passare come assolute. La paura del diverso, dello straniero, del potenziale rivale va di pari passo con l’accusa di razzismo, di chiusura, di egoismo e così, in tipico stile italiano, la legittima diversità di vedute e di sensibilità finisce in rissa, diventa lotta verbalmente sempre più violenta, fino a fomentare, da una parte e dall’altra, i minus habentes sempre presenti in ogni agglomerato umano e sempre pronti a passare dalla violenza verbale a quella fisica. Ovviamente, in quest casi, la colpa della degenerazione è sempre “degli altri”, di quelli del campo opposto".

"Ragioniamo senza pregiudizi"

Proviamo invece, forti della diffusione del cognome Hu a Milano, a ragionare senza pregiudizi. Una domanda che bisognerebbe farsi, prima di parlare di razzismo e di populismo e di nazionalismo e di politicume, sarebbe questa: quanti popoli ci sono in Italia? Domanda molto più ampia di quanto sembri, perchè non bisogna dare per scontato che il popolo italiano non sia in realtà esso stesso, fin dalla sua origine, un insieme di popoli. Ma qui il discorso potrebbe allargarsi all’umanità intera, che si sviluppa ( e le ricerche genetiche lo confermano) grazie a “commistioni” tra popolazioni diverse. Restringiamo perciò il campo e guardiamo a quante persone straniere, cioè provenienti da Paesi diversi dall’Italia, son presenti sul nostro territorio con un regolare permesso di soggiorno e vi risiedono stabilmente. I dati sono quelli dell’Istat e arrivano fino al primo gennaio 2018. In Italia sono presenti 5.144.440 stranieri, l’8,5% della popolazione residente. 1.153.835 si trovano in Lombardia, il 50.5% di queste persone è distribuito tra Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Gli immigrati nel nostro Paese provenienti dall’Europa sono 2.620.257, la maggior parte dalla Romania (1.190.091) e dall’Albania (440.465). Coloro che provengono dall’Africa sono 1.096.089, con una nettissima prevalenza di marocchini (416.531). I nigeriani sono 106.069, i senegalesi 105.937, i ghanesi sono 49.940. Coloro che arrivano dall’Etiopia sono 7.667, dall’Eritrea 9.343 e dalla Somalia 9.102. Gli asiatici sono 1.053.838, con 290.681 cinesi, 167.859 filippini, 151.791 indiani. Solo 371.354 persone provengono dal continente americano, di cui 97.379 dal Perù, 80.377 dall’Ecuador e 48.022 dal Brasile".

In Italia moltissimi stranieri: sono tutti discriminati?

"Di fronte a questi numeri cadono tante semplificazioni, che vanno bene per le campagne elettorali o per chi vuole comunque pescare nel torbido, traendo vantaggi, anche economici, oltre che di immagine, dalla presenza di poche persone disperate in balia di trattati internazionali, di puntigli e di  visioni discutibili della società e del mondo. Tutti questi milioni di persone presenti nel nostro Paese sono trattate male, discriminate, oppresse, cacciate dai negozi e dagli autobus, vivono in ghetti circondati da muri e sorvegliati da gendarmi pronti a sparare? Sono insultate sistematicamente a scuola, sul lavoro, sono loro impedite carriere professionali, politiche? Viene loro impedito di sposare persone italiane? Di comperare una casa, di mettere su un’azienda? Non mi risulta tutto questo".

Qualche idiota razzista certo c'è, ma rimaniamo un popolo generoso

"Che poi ci sia qualche idiota che si dia agli insulti razzisti o qualche sfruttatore che approfitti della debolezza e del bisogno di soldi di chi è immigrato per pagare pochi spiccioli chi lavora dodici ore al giorno o qualche politicante che usi per il proprio tornaconto elettorale i reati commessi da qualche straniero, questo deve farci indignare, ma non deve sorprenderci, perchè la madre degli stupidi è sempre incinta. Da qui a qualificare una città, un popolo come “razzista” ce ne corre. Purtroppo, nel clima attuale (ma forse è sempre stato così, in Italia) il confronto diventa scontro e hanno voce in capitolo solo gli estremi opposti, come i guelfi e i ghibellini. Resto convinto che noi italiani, anche noi comaschi, pur avendo tanti difetti, restiamo persone generose e accoglienti, capaci di tradurre in pratica il Vangelo in tutte le situazioni, cercando di fare sempre il meglio possibile e tenendo conto delle esigenze di tutti, maggioranza e minoranze. Manteniamo la nostra capacità di pensare, ascoltando tutti, anche chi farnetica, e traendo poi conclusioni personali e criteri di giudizio, che tengano conto della complessità insita in tante situazioni. Sarebbe bello che tutto il bene fosse da una parte e tutto il male dall’altra. Ma quasi mai è così".

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