Casinò di Campione d'Italia licenziati altri 43 dipendenti

La fotografia secondo il sindacato: un'ecatombe.

Casinò di Campione d'Italia licenziati altri 43 dipendenti
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"Oggi sono passati 22 giorni da quando il Tribunale di Como ha decretato che la società di gestione del Casinò di Campione fosse assoggettata a fallimento". Inizia così il lungo comunicato stampa della Cgil Como che denuncia il collasso della comunità di Campione in relazione alla chiusura del Casinò.

Casinò di Campione d'Italia licenziati altri 43 dipendenti

Licenziati altri 43 dipendenti della cooperativa "Eporlux" che gestiva le pulizie della casa da gioco. I lavoratori promettono picchetti. E la Cgil scrive: "Le conseguenze: 487 dipendenti sospesi dall'attività lavorativa senza stipendio e con la spada di Damocle del licenziamento sulla testa; 150 dipendenti tra cooperative e aziende in appalto che hanno visto venir meno il loro posto di lavoro. 9 dipendenti della Scuola dell'Infanzia soggetti a licenziamento entro il 31 Agosto p.v stante la mancata stipula della convenzione tra Comune e Fondazione. Tre giorni fa la notizia di almeno 86 dipendenti del Comune oggetto di messa in mobilità e che da 8 mesi circa non percepiscono lo stipendio.
Attività commerciali ridimensionate, un indotto soggetto a ritardi nei pagamenti ed infine ma non meno importanti un taglio degli emolumenti ai Pensionati e ai servizi sociali che spaziano dalla sanità alle convenzioni con la Confederazione Svizzera. Un sistema bancario in sofferenza perché sostenuto essenzialmente dal Comune e dalla Casa da Gioco. In caso di licenziamento tra tfr, contenziosi giudiziari e ammortizzatori sociali diretti ed indiretti si
creerebbe un esborso per le casse dell'inps di Como e dello stato in regime di convenzione con la Svizzera tale da far tremare i polsi. Forse non si ha contezza di tutto ciò".

La fotografia secondo il sindacato: un'ecatombe

"Questa la fotografia di Campione d'Italia: una comunità in ginocchio; un danno per l'erario e per gli enti pubblici locali sottostimato; Un' ecatombe. Una mancata e immediata riapertura della Casa da Gioco porterà a uno stato di drammaticità che pare non sia stato compreso fino in fondo. E' evidente che coloro che favoriscono un ritardo alla
soluzione del problema si assumeranno la responsabilità delle condizioni che potranno determinarsi sia sul piano economico/finanziario che sociale.
La politica locale passata e recente ha certamente responsabilità nelle modalità di gestione delle risorse pubbliche, ma anche per la discutibile gestione aziendale/finanziaria del Casinò unitamente ad una miopia nelle scelte industriali stante l'evoluzione del gioco d'azzardo in Italia ed in Europa; ancorché i controllori di ogni livello e grado non sempre sono stati reattivi nel correggere le storture gestionali e finanziarie del Comune e della Casa da Gioco, forse e diciamo forse, queste sono alcune delle cause che spiegano, anche se in modo non esaustivo, l'attuale disastro.
La cruda realtà ci consegna il fallimento della Società di gestione, sottovalutato nella sua portata da chi aveva politicamente gli strumenti per evitarlo: non sappiamo se per poca lungimiranza, per mero tatticismo oppure per motivi ignoti a chi scrive. Questo disastro sappiamo che rischia di scaricarsi sulla pelle delle Lavoratrici, dei Lavoratori e delle loro Famiglie. E' il solito leitmotiv tutto Italiano che vede i lavoratori subire, senza avere
alcuna responsabilità, tutte le scelte e le decisioni di coloro che ad ogni livello hanno portato la Comunità Campionese al collasso".

Le responsabilità

"Le responsabilità devono essere ricercate e indagate in ogni dove confidando nel prezioso lavoro della Magistratura, memori che in una procedura fallimentare c'è un Pubblico Ministero che indaga.
Nel contempo però assistiamo ad un silenzio assordante di chi ha gli strumenti per correggere una situazione drammatica, spesso troppo occupata al rilascio di interviste a veti incrociati su chi debba o non debba fare passi indietro, mentre non si occupa di interviene per salvaguardare la dignità dei Lavoratori ricreando le condizioni per la riapertura. La valorizzazione delle realtà locali, refrain abusato a parole ma spesso poco praticato, non è riuscito a convincere chi ha funzioni di Governo a varcare l'arco di Campione per portare solidarietà e rassicurare i lavoratori di una pronta riapertura del Casinò. Il silenzio e percepito dai lavoratori come un ritardo e disinteresse per una Comunità che molto ha dato e nulla ha chiesto da quando il Casinò è stato fondato.
Lo slogan meno tweet e più presenza calza a pennello, pertanto rinnoviamo l'appello alla Politica e a chi ha una Delega sul Territorio di andare a Campione ad ascoltare i Lavoratori e la Comunità. Riteniamo che l'assenza di un preciso indirizzo politico di Governo stia diventando oggetto di strumentalizzazione in coloro che si lanciano in proposte senza fondamento se non addirittura strampalate come riscontrabili su alcuni quotidiani locali e Ticinesi. L'unica soluzione vera per l'intera comunità è la riapertura del Casinò.
Lo sconcerto aumenta quando ipotetiche soluzioni sono prospettate da un paese estero che oltre ad essere in palese conflitto d'interesse sul gioco d'azzardo sta giovando della chiusura del Casinò di Campione avendo sul suolo Ticinese due Case da Gioco: Lugano e Mendrisio. Assistiamo infine a proposte di improbaili bandi internazionali per privatizzare la casa da Gioco che sia per motivazioni intrinseche al gioco d'azzardo stesso, sia per fattori specifici di attuazione della Legge del 1933 sul Casinò di Campione trovano una forte contrarietà in chi scrive. No a ipotesi
di privatizzazione di vecchia e nuova proposta".

No alla privatizzazione

"Ricordiamo che per il gioco d'azzardo esiste una concessione Pubblica e per Campione è in capo al
Ministero degli Interni; inoltre il Casinò nasce per la Comunità con legge del 1933. Ipotizzare che un soggetto privato disponga dei proventi da destinare ad un Comune per la spesa sociale e per suoi servizi, ancorché ad oggi la Municipalità di Campione viva esclusivamente di quelle risorse, necessita di un'allerta particolare di tutti gli organi Istituzionali, soprattutto alla luce della particolare attività svolta: il gioco d'azzardo.
A nostro avviso il gioco d'azzardo deve essere collocato in strutture dedicate, tracciate e specializzate sotto l'egida del controllo Pubblico, sia esso locale, ma preferibilmente Regionale o Nazionale.
Non dimentichiamo che alcuni anni orsono nei confronti di alcune società con licenza VLT che operavano in regime privatistico,il Governo di allora entrò in un contenzioso per una presunta evasione dell'IVA di circa 100 mld di euro. Sappiamo tutti come è finita. In un Casinò ciò sarebbe stato oltre che improbabile anche impossibile.
Definito quanto sopra sollecitiamo l'avvio dei tavoli Ministeriali già formalmente richiesti nel mese di Luglio u.s. che veda una regia complessiva e che investa tutta l'intera Comunità: Viminale, Mise, Mef e Funzione Pubblica sotto l'egida del Presidente del Consiglio".

Sì alla nomina di un commissario del Ministero degli Interni

"Per intanto una soluzione veloce e percorribile quale la nomina di un commissario o anche più commissari in capo al Ministero degli Interni può favorire l'avvio dell'esercizio provvisorio.
In un ottica di prospettiva e di gioco controllato, confortato da una norma della Regione Lombardia nella scorsa legislatura e nell'interesse della Comunità Campionese, della Regione Lombardia e nell'interesse nazionale, si affidi la concessione alla Regione stessa, onde poter procedere presso la Curatela e il Tribunale di Como a formale richiesta di avvio dell'attività dell'esercizio provvisorio per superare lo stallo della Legge Madia.
L'obiettivo è di garantire il controllo pubblico, la ripresa dell'attività lavorativa della Forza lavoro, l'attivazione di ammortizzatori sociali, non opzionabili in costanza di fallimento, tesi a rideterminare soluzioni generali di sistema in un lasso di tempo più ampio, senza lo spettro dei licenziamenti e del collasso di un intera Comunità".

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