Castagne, sul nostro territorio annata buona mentre cala la produzione nazionale

Nel Lecchese e nel Comasco buona stagione, come per i funghi. In agriturismo rivivono le ricette di tradizione

Castagne, sul nostro territorio annata buona mentre cala la produzione nazionale
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 Prealpi in controtendenza, con un’annata-super per le castagne, che “bissano” la performance positiva della scorsa stagione e, anzi, registrano un ulteriore incremento tra il 10 e il 15%. Un dato in controtendenza con la media nazionale che, invece, registra un brusco calo (fino al 30%) e presenta una situazione a macchia di leopardo con cali soprattutto in Campania, in parte della Toscana, in Emilia-Romagna e in Veneto, mentre segnali positivi si registrano anche in termini quantitativi in altre parti d’Italia come il vicino Piemonte: una flessione causata dall’andamento climatico avverso e dell’attacco degli insetti alieni, con una stima produttiva inferiore ai 25 milioni di chilogrammi nell’intera la penisola.

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Castagne, sul nostro territorio annata buona mentre cala la produzione nazionale

I boschi delle alture lariane e dei laghi, nel Lecchese e nel Comasco sono tornati dunque a essere meta ambita di cercatori di castagne che, per lo più muovendo dalle grandi città, approfittano dell’occasione per trascorrere una giornata diversa a contatto con la natura e l’ambiente montano.

Quella della castanicoltura è una pratica agricola di origini molto antiche, che per molti secoli ha distinto l’economia del nostro comprensorio: l’introduzione degli alberi di castagno ebbe un notevole incremento nel periodo medievale, così  come in altre aree dell’allora Ducato di Milano.

Una “economia preziosa”

Oltre alle castagne, questi alberi furono preziosi per un’economia locale “allargata” a più settori. Oltre a segnare il paesaggio boschivo, diedero infatti impulso ad attività diverse come il commercio del legno, la realizzazione di edifici o la nascita di tradizioni agroalimentari ed enogastonomiche tramandate fino ai giorni nostri e che oggi ritroviamo nelle preparazioni di stagione dei nostri agriturismi. La raccolta delle castagne, come quella dei funghi (anch’essi reduci da una stagione super nelle due terre lariane), coinvolge come detto un gran numero di appassionati che, dalle città, si spostano in collina per trascorrere una giornata diversa. Ma può anche essere un’attività coordinata utile ad integrare il reddito delle imprese agricole: non sono pochi, infatti, i proprietari di fondi che in questo periodo sono impegnati a selezionare le migliori per una successiva vendita diretta al pubblico.

La tradizione

L’albero del castagno, molto diffuso nell’area insubre, appartiene come faggi e querce alla famiglia delle fagacee ed è una pianta monoica (fiori maschili e femminili sono separati ma entrambe ospitati dalla stessa pianta, che fiorisce nel mese di giugno). Tradizionalmente, la sua coltivazione avviene con l’impianto di esemplari a distanza uno dall’altro, spesso sui cosiddetti “prati magri” o nel bosco di coltura.

A livello agroalimentare

A livello agroalimentare, le castagne hanno tradizioni di consumo molto antiche: tradizionale è la minestra di cereali, latte e castagne, possono in ogni caso essere arrostite, lessate, utilizzate per produrre farina o come base di diversi dolci. Un patrimonio che continua dunque a essere presente nelle tradizioni alimentari autunnali degli italiani: nelle nostre zone, oggi, si consumano soprattutto arrosto (dopo averle incise sul lato bombato metterle in una padella di ferro con il fondo forato e cuocerle o sul fuoco vivo o in forno per circa 30 minuti, dopo la cottura si consiglia di avvolgerle in un canovaccio umido); lesse (dopo averle lavate accuratamente, cuocerle in abbondante acqua salata per circa 40 minuti); cotte in latte e zucchero; sono utilizzate inoltre per particolari ripieni, nella preparazione di primi piatti o elaborati secondi a base di carne, oltrechè nei dolci.

 

“La raccolta delle castagne offre l’opportunità di trascorrere una giornata diversa, a stretto contatto con la natura e il territorio” rimarca l’organizzazione agricola. “Questi frutti sono oltretutto base di numerose preparazioni agroalimentari “di stagione” che possono essere gustate in queste settimane anche nei numerosi agriturismi delle nostre due province: l’invito è quindi quello di legare il programma di una giornata vissuta nel bosco ad una sosta in tali strutture, in modo da potersi ristorare ed ispirare… per la preparazione di succulenti ricette”.

I numeri

L’acquisto diretto dai produttori o dai consorzi di castanicoltori elimina il rischio di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e dalla Grecia, considerato l’aumento record del 18% delle importazioni nei primi sei mesi dell’anno (dopo che nel 2018 erano arrivati in Italia ben 36 milioni di chili di castagne, spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori). Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori.

Attenzione alla qualità

 Se non si vuole comunque correre il rischio di acquistare spesso a caro prezzo caldarroste straniere in vendita nel centro delle città, la Coldiretti invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora frequentare i mercati degli agricoltori di Campagna Amica o le sagre in programma in questi giorni in tutta Italia dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità oppure rivolgersi alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne.

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