Coppia con sette figli quattro sono in affido STORIE SOTTO L'OMBRELLONE

Il Giornale di Cantù regala ai lettori di Giornaledicomo.it le più belle storie raccontate nel corso del 2018 sulle pagine del nostro settimanale. Una piacevole lettura sotto l'ombrellone.

Coppia con sette figli quattro sono in affido STORIE SOTTO L'OMBRELLONE
Pubblicato:
Aggiornato:

Una coppia serena, sposata da 32 anni, conducendo una vita tranquilla accanto ai propri tre figli, ha scelto di aprire la propria casa anche ad altri quattro giovani in difficoltà, accogliendoli in affido. E’ una delle due testimonianze presentate della serata, organizzata da "Generazione Famiglia", appuntamento del ciclo "Per fare un bambino ci vuole un villaggio" a Mariano Comense.

Coppia con sette figli quattro sono in affido

I protagonisti sono Maurizio Grandi, medico ospedaliero e Mariagrazia Baietti, casalinga, residenti a Erba, e che hanno presentato ai partecipanti una storia unica nel suo genere, raccontando i primi passi verso il mondo dell’affidamento con il primo bambino accolto nella loro casa, fino alle ultime esperienze di come si sia evoluta la relazione tra figli naturali e affidatari e come questa abbia dato vita a legami unici. "Una sera siamo andati a un incontro per famiglie affidatarie. Ricordo come i presenti ci colpirono perché nonostante fossero tutti affaticati, erano davvero molto contenti. In un altro incontro distribuirono dei moduli per offrirsi disponibili per l’affidamento. Ora con quel foglio di carta cambiava tutto. A voce era tutto facile, ma da lì tutto è diventato possibile. Poi è arrivata una telefonata: “Cerchiamo qualcuno per un affido di un bambino di sette mesi, che non può rientrare in famiglia, siete disponibili?” Ci siamo confrontati. I nostri due figli erano grandi, problemi economici non ve n’erano e lo spazio in casa era abbastanza. Non avevamo motivi per dire di no. E così è arrivato nella nostra vita il primo bambino affidatoci".

"Bisogna amare la storia delle persone"

"Come in tante cose nella vita, non si fa nulla da soli, e un grosso aiuto ci è arrivato dall’associazionismo. Una delle cose più importanti che abbiamo capito è che non si può amare una persona, se non si ama la sua storia. Quando porti a casa un figlio che non è tuo, non puoi pensare di cancellare tutto in un attimo. Il rapporto con la propria origine è fondamentale. Ho dovuto imparare un ruolo, e a mediare anche con i genitori dei bambini affidati, come comportarmi con loro e come gestire questa complessa relazione". "Non importa se arrivano dal tuo grembo o da quello di qualcun altro, siamo chiamati a crescerli come figli nostri. Questi ragazzi hanno bisogno di capire che per loro c'è qualcuno, ed è la nostra missione dimostrarglielo e accompagnarli nella crescita. Quando ci chiedono se ne vale la pena, rispondiamo di sì. È una legge della vita, se dai qualcosa di te gratuitamente, ti viene rovesciato addosso molto di più. La nostra storia è quella di un papà e di una mamma qualunque, ma con sorprese continue. Siamo felici della strada intrapresa".

(Giornale di Cantù, sabato 12 maggio)

Seguici sui nostri canali