Dissesto idrogeologico, il Circolo Ilaria Alpi: "Pensate a proteggere il territorio, basta costruire"

In una lunga lettera il presidente Roberto Fumagalli fa appello a Stato e Regione.

Dissesto idrogeologico, il Circolo Ilaria Alpi: "Pensate a proteggere il territorio, basta costruire"
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Dopo i danni causati dal maltempo di questi giorni, sul dissesto idrogeologico interviene con una lunga lettera al Governo e a Regione lombardia Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”.

Dissesto idrogeologico: la lettera di Fumagalli

Alluvioni, frane e smottamenti che hanno interessato in questi ultimi giorni e settimane il nostro territorio (Casargo, Dervio in provincia di Lecco, ma anche Menaggio, Sala Comacina, Valbrona in provincia di Como), hanno almeno due origini. Da una parte gli eventi atmosferici sempre più intensi, con piogge torrenziali concentrate in pochi minuti. Dall’altra l’incuria nella gestione del territorio.

I temi del riscaldamento dell’atmosfera terrestre - che è una delle cause principali degli eventi atmosferici estremi - e del dissesto idrogeologico, dovrebbero essere tra le priorità del Governo centrale e regionale. Invece a Roma sembra siano concentrati solo nella lotta all’immigrazione (sic!) o nel litigare (o nel far finta di litigare…) sull’essere pro o contro il Tav. Allo stesso modo al Pirellone si pensa (ancora!) a riempire la Lombardia di nuove strade, autostrade, pedemontane, le quali, oltre che essere inutili, costituirebbero nuove ferite ambientali in un territorio già fragile.

L’azione dei Governi dovrebbe invece dare precedenza alle soluzioni concrete per prevenire - o almeno rallentare - il cambio climatico, attraverso interventi quali il disinquinamento, la riduzione delle emissioni nocive per l’atmosfera, un piano energetico che passi in pochi anni dalle fonti fossili a quelle rinnovabili.

E poi la fondamentale protezione dal dissesto idrogeologico, anzitutto attraverso un reale e definitivo stop al consumo di suolo (la Lombardia è una delle regioni più cementificate e urbanizzate) e tramite la messa in sicurezza dei fronti a rischio alluvioni e frane. Non dimentichiamo infatti che spesso, negli ultimi decenni, si è costruito troppo e male, soprattutto in aree fragili, in prossimità dei corsi d’acqua o di pendii potenzialmente franosi. Non sono le piogge o il territorio a essere “cattivi”, è invece l’uomo che ha gestito male la Terra!

Per questo l’appello va di nuovo ai nostri governanti: si concentrino sulle azioni che proteggano il territorio e l’atmosfera, mettendo al sicuro in tal modo la vita delle persone.

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