Lecco e Como, ora le aggressioni dei selvatici fanno paura

“La fine dell’estate con il periodo di raccolta amplifica ulteriormente i danni si sono susseguiti per l’intero anno”

Lecco e Como, ora le aggressioni dei selvatici fanno paura
Pubblicato:
Aggiornato:

“Ora non è più possibile nemmeno passeggiare nei boschi senza temere di essere aggrediti dai selvatici, come testimonia il caso di un uomo aggredito da un muflone (rivelatosi poi un becco ndr) e salvo per miracolo. E’ una cosa pazzesca. Le azioni di contrasto sono positivi, ma non bastano: vero, nel Comasco sono stati abbattuti oltre 1000 cinghiali in poche settimane, ed è positivo. Ma purtroppo non basta, perché questi numeri, come i danni e i report di cronaca, evidenziano la gravità di un problema fuori controllo. Ben venga l’attenzione della Regione, così come delle istituzioni sul territorio: proprio ieri si è svolto un proficuo incontro con il prefetto di Lecco, che ha riconosciuto il carattere emergenziale di questo problema, annunciando azioni a breve”. Tocca ancora a Fortunato Trezzi, presidente della Coldiretti interprovinciale, fare il punto sull’allarme selvatici, il cui bollettino peggiora quotidianamente.

Lecco e Como, ora le aggressioni dei selvatici fanno paura

Da Civate arriva la notizia di un uomo di 39 anni aggredito da un becco dai campi delle due province lariane, invece, giungono a raffica le segnalazioni di nuovi danni, dalla Val Menaggio (a Piano Porlezza, l’azione combinata di cervi, cinghiali e caprioli sta avendo effetti drammatici sui prati a fieno) al Lecchese, dove i cinghiali sono arrivati perfino a devastare gli uliveti. Ed è allarme anche in vigna, dove “i caprioli colpiscono lungo tutto il corso dell’anno, dallo sviluppo delle gemme alla maturazione del grappolo. Ormai i viticoltori temono questi animali come la grandine”.

LEGGI ANCHE Emergenza cinghiali nel Lecchese: sì alla caccia di selezione al di fuori dei tempi e degli orari previsti

Come detto, numeri parlano di oltre 1.000 cinghiali abbattuti in provincia di Como, più altri 200 nel Lecchese, grazie alle operazioni di controllo e caccia di selezione: ed è appunto nel territorio di Como che si concentra il maggior numero di ungulati abbattuti in Lombardia nell’ambito dei piani di controllo e della caccia di selezione introdotta dalla Regione Lombardia.

Un’azione necessaria “che rappresenta un punto di partenza e che va intensificata per eradicare un problema divenuto fuori controllo, ma che consideriamo solo come un primo passo, date le dimensioni del problema, ormai sotto gli occhi di tutti. Quest’anno aumenterà anche il conto dei danni, ben più dei 350 mila euro del 2018, quando i capi abbattuti – come citano i dati della Regione – furono 726 alla data del 31 agosto”.

Vietato abbassare la guardia

Vietato, quindi, abbassare la guardia: “Servono nuove azioni, ancor più incisive. E’ importante l’esito dell’incontro di ieri con il Prefetto di Lecco che ha già annunciato per la settimana prossima la riunione operativa di un tavolo ristretto e riconoscendo il carattere di emergenza assunto dal problema, che non può più essere gestito al di fuori dai canoni della caccia tradizionale. L’occasione di eradicare il problema c’è, i passi avanti annunciati dall’assessore Fabio Rolfi  e, ora, dal Prefetto di Lecco sono positivi. Ma è necessario e urgente pensare a un nuovo censimento, che fotografi la situazione reale: ci troviamo alle prese con continue invasioni nei campi, ma anche le strade delle due province sono a rischio. In più, mai si erano visti i cinghiali scorrazzare tranquillamente in città, com’è avvenuto pochi giorni fa a Como. Oppure mangiare i fiori nei cimiteri, come pure abbiamo avuto modo di leggere nelle ultime settimane. Insomma, siamo di fronte a un allarme non solo per l’agricoltura ma per l’intera società civile”.

Il periodo amplifica i danni

“Certamente occorre far presto, perché il problema, come abbiamo visto, vive una recrudescenza preoccupante” aggiunge il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi: “La fine dell’estate, infatti,  con il periodo di raccolta amplifica ulteriormente i danni si sono susseguiti per l’intero anno”. Danni che non risparmiano nulla: campi di mais e prati a fieno in primis, ma anche: vivai e frutteti distrutti, così come le ortive a pieno campo, gli impianti di piccoli frutti, alla vite. Si sono addirittura registrate, da parte dei cinghiali, distruzioni di alveari e degli storici muretti a secco che delimitano i terrazzamenti. Il territorio va tutelato nella sua interezza: “Va ricordato che l’agricoltura ha un ruolo imprescindibile nel mantenere quella stabilità idrogeologica che, soprattutto nelle aree montane che circondano il lago di Como, lascerebbe campo all’abbandono più incontrollato. I cinghiali, quest’estate hanno devastato perfino gli alpeggi dell’Alto Lago:per questo è necessario agire in fretta, e farlo con la massima concretezza”.

Seguici sui nostri canali