Nuovo complesso residenziale a Garzola: "Un danno paesaggistico, la montagna non sarà mai più come prima"

Nuovo complesso residenziale a Garzola: "Un danno paesaggistico, la montagna non sarà mai più come prima"
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"Un danno paesaggistico". Con queste forti parole è stato definito in conferenza stampa il nuovo complesso residenziale a Garzola, in costruzione sulla montagna che custodisce il bacino del lago di Como.

Complesso residenziale a Garzola: "Non si dovevano dare quei permessi"

Il gruppo Svolta Civica e l'associazione Italia Nostra, da sempre impegnata nella tutela del paesaggio, ieri mattina davanti alla stampa si sono scagliati contro il complesso immobiliare sulla montagna di Garzola che da oltre 10 anni cerca di prendere forma. "In tanti ci chiedono cosa sia quel massiccio intervento edilizio e come mai sia stata autorizzata una costruzione di quelle dimensioni - ha spiegato il consigliere comunale di minoranza Vittorio Nessi - Per noi è un danno paesaggistico, approvato negli ultimi mesi dell'amministrazione Bruni".

A fargli eco è la presidente della sezione di Como di Italia Nostra, Fiammetta Lang, che spiega: "Garzola era bellissima, verde e storica. Oggi è diventata indegna a causa delle continue costruzioni. E bisogna tenere conto che si tratta di una zona geologicamente instabile: la parte a destra della funicolare è infatti una zona franante".

complesso residenziale di garzola
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Il complesso residenziale in costruzione a Garzola

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La cronistoria della vicenda

Il progetto di Garzola è stato approvato dalla Commissione paesistica di Como durante la seduta dell'11 ottobre 2012 con la seguente motivazione: "La Commissione, tenuto conto della natura del vincolo, dello stato dei luoghi già compromesso dagli interventi precedenti, ed esaminata la documentazione allegata alla richiesta di autorizzazione paesaggistica, esprime parere favorevole in quanto l'intervento di variante risulta compatibile con l'ambiente vincolato e migliorativo di quanto già autorizzato - e prosegue - Nel parere espresso è latente una valutazione negativa, ma il progetto si approva in  quanto male minore rispetto stato dei luoghi già compromesso dagli interventi precedenti, e addirittura migliorativo di quanto già autorizzato".

Il progetto del 2012, che prevede la costruzione di un complesso residenziale, è portato avanti dalla Società Stelline Servizi Immobiliari (Sondrio). "Lo stato dei luoghi già compromessi" di cui parla il parere della Commissione nel 2012 si riferisce infatti ad un precedente progetto su quella zona, esaminato dalla stessa Commissione il 20 dicembre 2005. A quel tempo infatti era stata la società Iniziative Immobiliari 2005, poi fallita, a proporre una costruzione in quel luogo. Malgrado gli aspetti negativi presi in costruzione per il volume della costruzione, il parere fu favorevole.

Quel progetto però venne bloccato nel 2008 con un'ordinanza di sospensione dei lavori in assenza di permesso di costruire. Invece di un solo piano interrato per i garage, nella montagna ne vennero scavati due e così venne approvato il sequestro preventivo da parte della procura della Repubblica.

Il secondo edificio rimasto incompleto da dieci anni

Il vincolo paesaggistico di cui non si tenne conto...

Presente alla conferenza stampa anche Danko Pandakovic, architetto ed ex sindaco di Brunate. "Quando il Comune di Como diede parere favorevole a questi due progetti forse non tenne conto del vincolo paesaggistico che vige non solo su Brunate ma su tutta la montagna ed oggi, che è visibile a tutti l'enormità di quella costruzione, chi diede parere favorevole si deve assumere le proprie responsabilità". Quel vincolo, in base a un Decreto di Regione Lombardia del 1985, dovrebbe infatti tutelare i valori paesaggistici del monte.

"Oggi purtroppo non si può più fermare questo progetto - ha concluso Vittorio Nessi - Ma controlleremo che la costruzione corrisponda al progetto originario e che non ci siano stati abusi. Nel frattempo ci batteremo affinché un altro rudere proprio sopra il nuovo complesso residenziale e di un'altra proprietà venga demolito. Questo infatti è incompleto da oltre dieci anni e non rispetta i 5 metri di distanza dal ciglio della strada e per questo è abusivo".

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