Rinasce il vino del parroco STORIE SOTTO L'ALBERO

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Rinasce il vino del parroco STORIE SOTTO L'ALBERO
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(Oltrona di San Mamette) Un vino made in Oltrona per valorizzare il paese e il territorio. Quattro terrazzamenti proprio dietro la chiesa. Un terreno ampio circa 4.000 metri quadrati completamente ripulito a fine marzo da alberi e piante infestanti. E ora il desiderio di coltivare piante da frutto e uva, alla ricerca del tempo perduto.

Rinasce il vino del parroco

Tutto merito di un gruppo di volontari e del parroco don Fabrizio Borsani che hanno deciso di rendere ancora più gradevole l’area situata proprio a fianco della scuola dell’infanzia di via Don Conti. "Qui, sino alla fine Anni 50, c’erano diverse piante di uva e venivano prodotte due damigiane di vino. Era proprio la mia famiglia a farlo - racconta Santino Galli, membro del Consiglio degli affari economici insieme a Giuseppe Pagani e Roberto Brambilla - Si faceva con uva clinto, era un vinello leggero, da bere subito. Poi c’erano piante di cachi, ciliegi e pere. Inoltre, parte del terreno era adibito a frumento e mais".

Con il tempo i terrazzamenti sono stati abbandonati. Una parte è stata adibita a orto, mentre un’altra è stata utilizzata per realizzare il giardino della materna. Poi, alcuni mesi fa, la svolta. "Un’azienda ha provveduto ad abbattere le piante, ormai pericolanti, e a ripulire tutta la zona - prosegue Galli - Sarebbe un peccato che ritornasse a bosco come prima". Il problema principale è trovare dei volontari che se ne possano occupare. Ed è proprio questa la sfida più grande adesso.

Un lavoro impegnativo

"E’ sicuramente un lavoro impegnativo ma sarebbe bello rimettere delle piante da frutto. Pensiamo a lamponi, mirtilli o more. Anche delle piante non troppo alte". L’altro aspetto importante è proprio l’uva. A far nascere il desiderio di tornare a produrre vino - un terreno con questa ampiezza potrebbe contenere cinque filari per una produzione di 300 bottiglie - una vecchia foto in bianco e nero scovata per i 110 anni della materna in cui sono chiarimenti visibili i vitigni. "Inizialmente non c’era nessuna idea in cantiere ma una volta rimesso a nuovo il terreno ci siamo detti che sarebbe stato un peccato lasciarlo così spoglio - aggiunge don Fabrizio - E va benissimo piantumare i cosiddetti frutti minori ma vorremmo andare a riscoprire anche la storia locale con la posa di piante che producano una sorta di frutti autoctoni. Abbiamo saputo, ad esempio, che molte persone del paese recuperano mele e pere del tempo che abbattevano il problema dei parassiti". Una sorta di ritorno alle origini, in sostanza. "Le viti sicuramente sono molto complicate per la cura ma non escludiamo nemmeno questa ipotesi. Certo, il massimo sarebbe ritornare a produrre qualche bottiglia di vino". In ogni caso se ne parlerà il prossimo anno, visto che il terreno dovrà riposare fino al 2019. "Avrebbe anche un grande valore didattico per i nostri bambini dell’asilo che potrebbero imparare a conoscere le piante".

(Giornale di Olgiate sabato 5 maggio 2018)

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