Truffa da migliaia di euro. Condannata una commercialista di Arosio

Stessa fine a Monza anche per il marito.

Truffa da migliaia di euro. Condannata una commercialista di Arosio
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Condanne a Monza per la commercialista di Arosio e per suo marito. In particolare il giudice Giovanni Gerosa ha condannato alla pena di un anno e otto mesi di reclusione (pena non sospesa) e 600 euro di multa la commercialista e 10 mesi di reclusione (pena sospesa) e 300 euro di multa per il marito. I due sono stati ritenuti responsabili di un giro di truffe da svariate decine di migliaia di euro. Si tratta di Agata Rota e il coniuge Giovanni Rocca, difesi dall'avvocato del Foro di Monza, Lelio Cerizza. In ballo c'è una presunta truffa da oltre 100.000 euro.

Truffa da migliaia di euro. Condannata una commercialista di Arosio

Secondo la ricostruzione del tribunale di Monza, avevano convinto un conoscente a versare 112.500 euro in assegni, prospettandogli la possibilità di costituire una nuova società con la quale partecipare a una procedura fallimentare al tribunale di Varese, subentrando in una società soggetta a un concordato preventivo. In realtà non si è costituita alcuna società, ma i due imputati hanno incassato gli assegni provocando alla vittima, un uomo di 45 anni di Muggiò, un consistente danno patrimoniale. Tra le parti offese c'è anche un professionista di Seregno che, in qualità di consulente del lavoro, aveva dovuto incassare il pagamento di parcelle per un importo di 2.600 euro, ma l'assegno si è rivelato scoperto. Il "grosso" della truffa l'aveva subita il 45enne di Muggiò.

Il racconto della vittima

«I soldi – aveva raccontato la vittima nella denuncia sporta ai carabinieri – sarebbero dovuti essere versati al tribunale quale deposito cauzionale per poter partecipare all'acquisto, ovvero al subentro di una società in concordato preventivo». «Fidandomi – aveva aggiunto – consegnai il denaro che poi ho scoperto è invece stato incassato da loro e mai utilizzato per i fini concordati». L'avvocato difensore, durante le sue conclusioni, aveva chiesto la derubricazione del capo di imputazione, trasformando l'accusa da truffa in appropriazione indebita, ma il giudice non ha accolto la linea difensiva. «L'imputata – aveva detto l'avvocato Cerizza - si era fatta sottoscrivere dei mandati professionali e in più da parte sua c'era stato un riconoscimento di debito, tanto che aveva già restituito una parte dei soldi dovuti, ma i pagamenti non sono stati poi portati a termine». La Pubblica Accusa, invece, rappresentata in aula dal vice procuratore onorario, Paola Suglia, aveva chiesto la condanna a due anni di reclusione per entrambi.

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